Il corpo nella liturgia: i gesti
j) Lavare – purificare: il gesto esprime il desiderio di purificazione interiore, e il più delle volte non proviene da una necessità esteriore: cioè pulire le mani sporche. Al Giovedì Santo vi è un rito del tutto particolare, riguardante la lavanda dei piedi; vuole rinnovare il gesto compiuto da Gesù nell’Ultima Cena ed il sacerdote celebrante ripetendolo indica la propria disponibilità al servizio umile. Il linguaggio dell’acqua ricorre spesso nella liturgia: nel battesimo, nell’aspersione dell’acqua benedetta (cf. OGMR 51), nella lavanda delle mani alla fine dell’offertorio (cf. OGMR 145), nella purificazione dei vasi dopo la comunione (cf. OGMR 278-279) ed è sempre un gesto significativo e comprensibile, se fatto bene.
k) Frazione del pane: questo gesto, sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica e significa che i molti fedeli, nella comunione dall’unico pane di vita (Cristo), costituiscono un solo corpo. S. Paolo scrive: “… il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10, 16-17). Si vede subito che la frazione del pane supera la dimensione della mera utilità pratica e mostra che nella comunione noi mangiamo tutti dell’unico pane di vita, che è Cristo, e diveniamo così un corpo. Ancora oggi, nella celebrazione eucaristica, mentre il sacerdote si prepara alla comunione, spezza l’ostia (= il pane consacrato). Certamente tale rito proviene dalla cena ebraica, durante la quale il padre spezzava il pane per distribuirlo a tutti, mentre recitava una preghiera. Anche Gesù ha fatto lo stesso sia all’Ultima Cena che con i discepoli di Emmaus. Bisogna pensare che per dieci secoli veniva spezzato e distribuito ai fedeli il pane vero: era un segno che esprimeva solidarietà e condivisione. Quando nel XI sec. s’incominciò a consacrare le particole, il gesto perse molto del suo significativo vigore, anche se è stato mantenuto nel Messale e vuole ancora indicare il copro spezzato di Cristo e l’unione dei fedeli (cf. OGMR 83).
(Pubblicato su lazio Sette, 16 marzo 2008, p. 13)