L'Abc della liturgia/50-52
Il corpo nella liturgia: i gesti
n) Incensazione:
- crea un’atmosfera gradevole e solenne intorno a ciò che s’incensa, e un alone tra misterioso e sacro per la sottile impalpabilità del profumo e del fumo;
- manifesta la riverenza e il rispetto verso una persona o verso un simbolo di Cristo;
- indica un atteggiamento di preghiera e d’elevazione della mente a Dio (cf. Sal 140, 2; Ap 5, 8; 8, 3); è simbolo di qualche cosa che sale dal di dentro, pieno di profumo e festa: la fede, l’amore, la preghiera, la venerazione, ecc.
- inoltre, è simbolo dell’atteggiamento d’offerta e di sacrificio dei credenti davanti a Dio. Come la polvere e i grani aromatici si bruciano nel fuoco per emanare un piacevole profumo, così l’intera vita del credente vuole consumarsi in onore a Dio, nel sacrificio delicato e continuo d’ogni giorno. San Paolo dice: “Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (2Cor 2, 15). A che cosa serve il gesto esteriore, per quanto gradevole e simbolico, se non è accompagnato dall’offerta personale? Il profumo gradito a Dio – del quale l’incenso è solo un segno esteriore – è, da parte di Cristo, il suo sacrificio totale e da parte dei fedeli la fede, l’amore, l’offerta a Dio con Cristo: “Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5, 2);
- esprime una stima speciale per persone e cose.
(Pubblicato su Lazio Sette, 20 aprile 2008, p. 11)
Nella liturgia cristiana viene data importanza a tutti i sensi, non solo all’udito e alla vista. E allora anche il buon profumo può apportare il suo simbolismo al Mistero cristiano.
L’uso dell’incenso per il culto è antico e precristiano. L’incenso veniva usato in varie culture, civiltà e religioni. Il Libro dell’Esodo ci racconta l’uso dell’incenso intorno all’Arca dell’Alleanza e poi nel tempio di Gerusalemme (cf. Es 30, 1-38). L’offerta dell’incenso si faceva ogni giorno prima del sacrificio del mattino e dopo quello di sera. Il Vangelo di Luca ci racconta che Zaccaria, padre di Giovanni Battista, “officiava davanti al Signore… per fare l’offerta dell’incenso” (Lc 1, 8). L’incenso accompagnava anche l’offerta dei fedeli a Dio (cf. Lv 2, 1.15-16). Il profeta Isaia preannunziò che nella nuova era di Gerusalemme sarebbero venuti re dall’Oriente ad offrire oro e incenso in onore del Signore (cf. Is 60, 6). Il Vangelo vede compiuta questa profezia nei doni offerti a Gesù Bambino dai Magi d’Oriente: oro, incenso e mirra (cf. Mt 2, 11).
Nonostante questi precedenti biblici, l’incenso non entrò facilmente nel culto cristiano. Associatati, fino al IV sec. al culto pagano e idolatrino degli dèi e dell’imperatore, fu guardato con diffidenza e sospetto, e se né evitò l’uso nella liturgia cristiana.
Solo con la pace di Costantino, secolo IV, esso cominciò ad entrare anche nel rituale cristiano.
(Pubblicato su Lazio Sette, 27 aprile 2008, p. 7)
Attualmente, durante la celebrazione eucaristica l’incenso si può usare in vari momenti (cf. OGMR 276):
- durante la processione d’ingresso;
- all’inizio della Messa, per incensare la croce e l’altare;
- alla processione e alla proclamazione del Vangelo;
- quando sono stati posti sull’altare il pane e il calice, per incensare le offerte, la croce e l’altare, il sacerdote e il popolo;
- alla presentazione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.
Si deve sottolineare che ogni incensazione è rivolta ai segni sacramentali della presenza del Signore: l’altare, la croce, il libro del Vangelo, il presidente, l’assemblea, il Cero Pasquale (durante la Veglia Pasquale).
Un posto particolare occupa l’incenso nella Dedicazione della chiesa, in cui esso viene bruciato direttamente sull’altare. Inoltre, l’altare stesso e le mura della chiesa vengono incensate.
Fuori dalla celebrazione della Messa si usa l’incenso nelle varie forme del culto eucaristico (nell’esposizione del Santissimo Sacramento e nelle processioni), nella Liturgia delle Ore (ci può essere l’incensazione ai canti evangelici del Benedictus e del Magnificat), nelle Esequie (si incensa il corpo del defunto), nelle benedizioni più solenni (l’incensazione è rivolta all’edificio o all’oggetto benedetto).
Vale la pena ricuperare l’azione simbolica dell’incenso, almeno nei giorni più solenni o nei momenti più significativi come la proclamazione del Vangelo e l’offerta dei doni all’altare.
(Pubblicato su Lazio Sette, 4 maggio 2008, p. 9)