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ABC della Liturgia

L'Abc della liturgia/53

Il corpo nella liturgia: i gesti

o) Comunione nella mano o in bocca: una mano aperta, una bocca aperta che chiede, che attende, che riceve, mentre gli occhi guardano al pane eucaristico che il ministro offre e le labbra dicono “Amen”.

Fin dal tempi apostolici, per vari secoli successivi, la comunità cristiana mantenne l’uso di ricevere il Corpo di Cristo nella mano. Nel IV sec., San Cirillo di Gerusalemme, scriveva: “Quando ti accosti (a ricevere la Comunione), non avanzare con le palme delle mani stese né con le dita aperte; ma fai della mano sinistra un trono per la mano destra, perché essa deve ricevere il Re, e nel cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo,  dicendo «Amen!». Allora con cura santifica i tuoi occhi con questo santo Corpo; poi prendilo e stai attento che non si perda nulla” (Catechesi mistagogiche V, 21-22).

A poco a poco, per varie ragioni, cambiò la sensibilità del popolo cristiano sul modo di fare la Comunione. Il passaggio alla comunione in bocca non fu stabilito per decreto né avvenne con uniformità. I motivi del cambiamento non sono facili da stabilire. Tra gli altri possiamo elencare: il timore di profanazioni da parte degli eretici, o di pratiche superstiziose; il rispetto e la venerazione all’Eucaristia; la nuova sensibilità sul ruolo dei ministri ordinati, in contrasto con i semplici fedeli.

Vari Concili regionali del sec. IX stabilirono la norma che i laici non potevano toccare con le loro mani il Corpo di Cristo: Parigi (829), Cordoba (839), Rouen (878), ecc. A Roma la nuova modalità della comunione in bocca entrò verso il sec. X (cf. Ordo Romanus X, dell’anno 915).

Dopo il Concilio Vaticano II, sull’auspicio di tanti Episcopati del mondo, il papa Paolo VI fece preparare l’Istruzione «Memoriale Domini» (1969) in cui, conservando l’uso della comunione in bocca, si permetteva, se però l’Episcopato lo giudicava conveniente, di ricevere la Comunione nella mano.

Bisogna sottolineare che attualmente i due modi di ricevere il Corpo di Cristo sono significativi, e tutti e due possono ugualmente esprimere la nostra comprensione e il nostro rispetto al Mistero Eucaristico.

La Comunione sulla mano rappresenta plasticamente una disposizione d’umiltà, d’attesa, di povertà, di disponibilità, d’accoglienza, di confidenza. Davanti a Dio, il nostro atteggiamento è quello di colui che chiede e riceve con fiducia. La comunione del Corpo del Signore è il miglior dono gratuito che riceviamo attraverso il ministero della Chiesa. Due mani aperte ed attive: la sinistra che riceve, e la destra che prima sorregge la sinistra e poi raccoglie direttamente il Corpo di Cristo; due mani, segno eloquente di un rispetto, di un’accoglienza, di un “altare personale” che formiamo con riconoscenza al Signore che si è dato a noi come cibo di salvezza.


(Pubblicato su Lazio Sette: 11 maggio 2008, p. 2)

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