ABC della liturgia/60
Il corpo nella liturgia: gli atteggiamenti
Stare in piedi – alzarsi
Si tratta di una caratteristica che distingue l’uomo dalla maggior parte degli animali (homo erectus): posizione verticale, simbolo della sua dignità come re della creazione. Lo stare in piedi o l’alzarsi in piedi è l’atteggiamento proprio dell’orante, che sta in piedi davanti a Dio, come un vivente. L’atteggiamento riunisce in sé una serie di valori e significati:
- in piedi manifestiamo il rispetto e l’attenzione per la persona importante;
- è l’atteggiamento che meglio indica l’attenzione, la prontezza, la disponibilità, la tensione verso un’azione, la corresponsabilità;
- in piedi si compiono le azioni importanti;
- per un cristiano l’essere in piedi è segno della sua dignità di risorto, di figlio di Dio, di persona libera dalla schiavitù del peccato, della sua confidenza in Dio (“osiamo dire…”);
- è l’atteggiamento proprio del sacerdote che esercita il suo ministero, soprattutto quando rivolge a Dio la preghiera a nome di tutta la comunità; ma è anche l’atteggiamento del popolo sacerdotale che celebra con lui;
- esprime uno spirito di partecipazione e di disponibilità attiva, di prontezza ad accogliere la parola che Dio rivolge e la missione che viene affidata;
- è legato alla vigilanza, in attesa del ritorno del Signore e del compiersi definitivo degli avvenimenti della salvezza.
Nella Bibbia possiamo trovare numerosi brani che testimoniano i vari aspetti della posizione in piedi: la preghiera di Salomone e del popolo (1Re 8); l’invito rivolto al profeta ad ascoltare in piedi la parola di Dio (Ez 2, 1); Gesù che legge in piedi nella sinagoga di Nazareth (Lc 4, 20); visone descritta nell’Apocalisse di coloro che stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello (Ap 7, 9-10).
Nella celebrazione liturgica ci sono vari momenti in cui ci si sta in piedi:
- seguiamo in piedi la processione d’ingresso del presidente e degli altri ministri, per indicare il rispetto da parte di tutta l’assemblea verso colui che è il segno visibile della presenza di Dio in mezzo ai suoi;
- durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo e durante la proclamazione del Vangelo: si tratta della Parola più importante ascoltata nella celebrazione; in tal modo indichiamo il rispetto, l’attenzione, la disponibilità ad accettare e compiere la parola di Cristo in noi, più ancora che la parola delle altre letture;
- durante la professione di fede;
- durante la preghiera universale (dei fedeli), in cui il popolo “esercitando il proprio sacerdozio battesimale, offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti” (OGMR 69); tutta la comunità, rispondendo alle intenzioni, si pone come mediatrice – funzione sacerdotale – tra Dio e l’intera umanità;
- quando il presidente, a nome di tutti, alza la preghiera a Dio, sia nelle preghiere più brevi (la colletta, l’orazione sulle offerte e dopo la Comunione) sia soprattutto nella preghiera eucaristica;
- nella preparazione alla Comunione, a partire dal “Padre nostro…”: la comunità, prima d’avvicinarsi alla mensa del Signore, recita con atteggiamento fiducioso di figli la preghiera che Gesù ci ha insegnato. Sarebbe molto espressivo recitarla con le braccia alzate come fa sempre il presidente: il Messale Romano italiano infatti l’ha reso facoltativo per tutti i fedeli (cf. OGMR. Precisazioni circa la Normativa Liturgica 1);
- vi sono diversi momenti, in altre celebrazioni, in cui la posizione in piedi risulta molto espressiva: nelle Ordinazioni, nella Cresima, nella professione religiosa, nel consenso matrimoniale, ecc.
Scrive Romano Guardini: “Lo stare in piedi significa innanzitutto che ci raccogliamo. Anziché l’atteggiamento libero dello stare seduti, ne assumiamo uno dominato, rigido. Significa che siamo attenti. Nello stare in piedi c’è qualche cosa di teso, di desto. E infine significa che siamo pronti; chi sta in piedi, infatti, può subito aprir la porta e uscirne, può senza indugio eseguire un incarico, o iniziare un lavoro, appena gli sia assegnato. Questo è l’atro aspetto della reverenza a Dio… Tele reverenza, tutta propria del servo premuroso e del guerriero armato, si manifesta nello stare in piedi” (Lo spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 1996, p. 131).
(Pubblicato su "Lazio Sette", 28 settembre 2008, p. 13)