L'ABC della Liturgia/61
Il corpo nella liturgia: gli atteggiamenti.
Stare seduti – sedersi
Si tratta di un atteggiamento che esprime soprattutto la ricettività e l’ascolto. Lo stare seduti o l’atto del sedersi significa inoltre:
-un attento e comodo ascolto, per una riflessione e un’interiorizzazione;
- un atteggiamento di pace e distensione, di presenzialità o attesa;
- la posizione più favorevole alla concentrazione e alla meditazione;
E’ l’atteggiamento del discepolo verso il maestro, ma è anche la posizione di chi insegna, di chi ha autorità, di chi giudica, di chi agisce come ministro della Riconciliazione.
Nel Nuovo Testamento quest’atteggiamento compare spesso: Gesù “seduto in mezzo ai dottori” li ascoltava e li interrogava (Lc 2, 46); Gesù, seduto, ammaestrava i suoi (cf. ad es. Mt 5, 1); la moltitudine, seduta, lo ascoltava (cf. ad es. Mc 3, 32); Maria di Betania, “seduta ai piedi di Gesù”, ascoltava la sua Parola (Lc 10, 39).
Nella liturgia, colui che sta seduto per antonomasia è il sacerdote che presiede. Presiedere, prae-sedere significa proprio “stare seduto davanti”. Da qui l’importanza della sede della presidenza che “deve mostrare il compito che egli ha (presidente della celebrazione) di presiedere l’assemblea e di guidare la preghiera” (OGMR 310).
L’assemblea cristiana rimane seduta durante le letture bibliche prima del Vangelo e durante il Salmo responsoriale, durante l’omelia e durante la presentazione dei doni all’offertorio; infine durante il silenzio dopo la comunione (cf. OGMR 43 e 45). Si tratta di stare seduti in un atteggiamento di ricettività e attenzione fatto di silenzio, salmi, canti, acclamazioni. Infine, il sedersi può significare anche un’attesa paziente, ed è anche segno di riposo.
(Pubblicato su "Lazio Sette", 5 ottobre 2008, p. 13)