ABC della Liturgia/8
Una celebrazione con segni sensibili
Bisogna subito chiarire che i riti della Chiesa sono anche definiti "segni sensibili": si possono vedere, udire, sentire e, nello stesso tempo, non rappresentano qualcosa da sé e in sé, ma rimandano ad altre realtà che non sono recepibili direttamente. Vengono anche definite come "misteri". Questo termine non vuole indicare qualcosa di incomprensibile o di inconoscibile, quanto, invece il piano eterno di salvezza di Dio realizzato in Cristo Signore per mezzo del suo mistero pasquale (morte e risurrezione) e continuato nella Chiesa con la forza dello Spirito Santo.
Si tratta di azioni rituali costituite dai segni - simboli che nella Chiesa sono conosciute con il nome "sacramenti". Sono le sette azioni liturgiche che, per la fede, producono effetti divini nella vita dei cristiani, santificandoli nel corso delle tappe della loro vita (riti del passaggio): Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Ordine, Matrimonio, Unzione degli infermi.
Accanto a queste azioni rituali, la liturgia pone altre diverse realtà, chiamate "sacramentali", vale a dire segni e strumenti che significano e stabiliscono l'unione con Dio degli uomini che partecipano al mistero di salvezza di Cristo (la "raccolta" di questi si trova nel libro chiamato "Benedizionale").
Nella liturgia non entrano però solo le parole, le azioni e le cose, ma è tutto l'uomo ad essere soggetto e oggetto del culto gradito a Dio. Si pensi, ad esempio, all'uso dei sensi nella vita di tutti i giorni: anche nella liturgia essi hanno un ruolo. L'udito per la proclamazione della Parola, i canti, le preghiere; la vista per l'estetica e la bellezza del luogo di culto, la bellezza e la pedagogia degli oggetti, delle vesti, delle immagini, l'espressività dei gesti e degli atteggiamenti; il tatto per il gesto della pace, per la comunione nella mano, per il contatto con l'acqua; l'odorato per il profumo dell'incenso, dei fiori, dell'olio; il gusto per il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, sotto i segni del pane e del vino.
Tutti partecipanti alla liturgia sono chiamati a capire il significato dei simboli che arricchiscono le celebrazioni con gesti e segni ereditati dalle generazioni precedenti e sono un linguaggio valido anche per noi oggi. Se ben compiuti, contengono ancora una grande forza d'espressione.
(Pubblicato su Lazio Sette: 31 dicembre 2006, p. 2)