ABC della Liturgia/9
Una celebrazione partecipata e consapevole
Tutto il popolo cristiano, in quanto consacrato dal Battesimo e dalla Cresima, è associato al sacerdozio di Cristo per la propria salvezza e per quella di tutto il mondo: ciò che Gesù ha fatto e fa, deve essere accolto da ogni cristiano per diventare esercizio di un sacerdozio d'offerta e di solidarietà. Si tratta del sacerdozio regale e profetico, vissuto nella vita quotidiana. Nella Lumen Gentium al n° 34, leggiamo: "Tutte le attività dei fedeli, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e famigliare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo".
Nel culto della vita e nell'assemblea liturgica, viene così esercitato l'unico sacerdozio di Cristo, al quale i cristiani, nella Chiesa, sono associati come loro diritto - dovere: il primo conferisce un contenuto di vita ai riti compiuti nella liturgia e questa dà un senso e un orientamento alla vita, intesa come offerta spirituale.
Per questo, come si legge nella Sacrosanctum Concilium al n° 14, "è ardente desiderio della Madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano ha diritto e dovere in forza del Battesimo".
La partecipazione consapevole significa che bisogna sapere quello che si fa, quello che si celebra e come deve essere celebrato, supponendo il minimo della conoscenza biblica e liturgica, penetrando i riti e inserendosi nel mistero, dando vita ed attualità ai simboli, conoscendoli per viverli.
(Pubblicato su Lazio Sette, 7 gennaio 2007, p. 11)