ABC della Liturgia/10
La partecipazione piena
Che cosa significa? Poiché il servizio liturgico è fatto di azioni dette sacre, potremmo essere portati a credere che va curato solo l’elemento soprannaturale dell’uomo, il suo spirito, e non tenere conto che l’uomo è costituito di corpo ed anima, di carne e spirito.
Ora la partecipazione piena richiede non solo la presenza del cuore, dell’intelligenza e della fantasia, ma anche del corpo (anima e corpo); con tutti i cinque sensi, in sintonia con quanto avviene in modo palese (letture, preghiere, canti, movimenti) e con quanto avviene come mistero di salvezza (perdono, conversione, condivisione, speranza, comunione).
Siamo tutti convinti che non possiamo dire determinate formule, pensando ad altro; per lo meno non sarebbe corretto, educato, sia nei riguardi di Dio che dei fratelli. Siamo convinti che fare un gesto di pace, avendo nel proprio cuore l’odio e la vendetta, non è leale.
Anche il nostro corpo deve partecipare alle celebrazioni, poiché ogni gesto ha un suo valore, un suo significato. Lo stare in piedi, il sedersi, il fare il segno della croce, la processione... non sono semplicemente dei gesti: tutto ha un suo significato ed un suo valore.
E quando questi gesti li facciamo insieme (segno della "comunione"), come gruppo o come intera comunità parrocchiale, indichiamo anche esteriormente l’unità di fede.
(Pubblicato su Lazio Sette: 14 gennaio 2007, p. 11)