ABC della Liturgia/29
Gli spazi liturgici: l'Altare
L’altare (latino "altaria" connesso con "adolere", far bruciare) è una mensa piana a forma di tavola. Esso costituisce il centro (il cuore) d’ogni chiesa. Questa sua centralità non va però intesa in senso letterale e statico, ma sacramentale e dinamico, e quindi "l’altare non va collocato nel centro geometrico dell’aula, ma in uno dei suoi punti spazialmente eminenti" (CEI, L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, n° 15). In altre parole, esso deve essere collocato al centro della vista e dell’attenzione di tutta l’assemblea, essere un vero punto di riferimento d’ogni sguardo e d’ogni gesto. A partire da esso ed intorno ad esso dovranno essere pensati e disposti i diversi spazi significativi. E ancora: esso dovrebbe essere fisso (cf. OGMR 298), e questo come simbolo chiaro e permanente di Gesù Cristo, pietra viva (cf. 1Pt 2, 4; Ef 2, 20).
Bisogna ricordare che l’altare nell’assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma è soprattutto il SEGNO evidente e solenne della presenza di Cristo, sacerdote e vittima. Esso è la mensa del sacrificio e del convito pasquale "al quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa" (OGMR 296).
"E’ bene che nelle nuove chiese venga eretto un solo altare; l’unico altare, presso il quale si riunisce come un solo corpo l’assemblea dei fedeli, è segno dell’unico Salvatore Gesù Cristo e dell’unica Eucaristia della Chiesa" (RDA 158). Di conseguenza, in caso in cui nelle chiese ci fossero degli altari laterali preesistenti, si deve evitare di coprire le loro mense con le tovaglie e di adornarle in modo esagerato, e questo "da lasciare nella dovuta evidenza la mensa dell’unico altare per la celebrazione" (CEI, L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, n° 17).
(Pubblicato su Lazio Sette: 24 glugno 2007, p. 13)