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ABC della Liturgia

ABC della Liturgia/41

Il corpo nella liturgia: gesti, atteggiamenti e movimenti (I Parte)

Lo scopo ultimo dell’esperienza cristiana è incontrare Dio e gli altri. La fede ci rivela che Dio è presente nella comunità, nei sacramenti, nella storia biblica e nella storia umana.

Tutto l’uomo, nella sua complessa unità di spirito, corpo e anima, entra in relazione con gli altri, e come tale si trova anche alla presenza di Dio. In altre parole, l’uomo con il suo corpo incontra Dio. E questo avviene specialmente nella liturgia cristiana e nei suoi sacramenti. Quest’incontro è divenuto possibile grazie alla mediazione del Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato per darci la vita. Il luogo in cui questo mistero d’amore appare in tutta la sua armonica sicurezza è senza dubbio la liturgia, e in modo particolare la celebrazione dell’Eucaristia.

Quest’ultima è stata definita dal Concilio Vaticano II "il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù" (SC 10).

Nella liturgia eucaristica è sinteticamente espressa l’azione della Chiesa. E’ il luogo del corpo donato, della vita offerta e del comune progetto da realizzare, nel quale i cristiani si arricchiscono e si affermano. La liturgia dà loro l’occasione di esprimere calorosamente la loro fede e di offrire a Dio in sacrificio di lode la propria vita e l’intera creazione.
Nella liturgia si ascolta e si guarda; ci s’inchina o si alzano le mani; si è bagnati con l’acqua e unti con l’olio; si mangia e si beve… E’ chiaro che durante la liturgia, l’uomo si rivolge, con gli altri, a Dio non solo con le parole, ma anche con i gesti, gli atteggiamenti e i movimenti. Del resto la celebrazione liturgica, come dice il termine "liturgia", è essenzialmente "urgìa" = "azione", grazie alla quale la salvezza non viene semplicemente detta, ma soprattutto attuata con movimenti, gesti, portamento, posizione del corpo.... Proprio essi sono un segno dell’unità dell’assemblea ed esprimono e favoriscono l’atteggiamento interno dei partecipanti. Spesso avviene che quando la parola si arresta impotente, il gesto è ancora, a volte, una presenza espressiva, fatta magari di silenzio.

(Publicato su Lazio Sette: 27 gennaio 2008, p. 15)

ABC della Liturgia/42

Il corpo nella liturgia: gesti, atteggiamenti e movimenti (II Parte)

Ogni azione liturgica comincia usando i piedi: recarsi all’assemblea della chiesa, entrare nel luogo santo, prendervi posto, dirigersi verso la mensa del Signore per fare la comunione, obbedire al congedo: “Andate”, ritornate… “Ite, missa est”.  E ancora: ogni sacramento agisce mediante un gesto corporeo specifico: essere bagnato, mangiare e bere, ungere, imporre le mani ecc. Ciascuno di essi simboleggia e opera la Pasqua, il passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo in Cristo: rinascere, mangiare la vita, essere permeati e ricolmi dello Spirito. 
Ogni servizio liturgico comporta spostamenti: portare la croce che raduna, portare all’ambone il libro delle Scritture, portare all’altare le offerte eucaristiche. La liturgia è piena di processioni e di spostamenti.
Ogni spostamento umano esprime e compie un desiderio: andare verso qualcuno per incontrarlo, parlare con lui. Ogni movimento dei piedi impegna tutto l’essere. Gli spostamenti dei ministri non sono mai puramente funzionali, cioè sono allo stesso tempo simbolici e significativi. Il simbolo sarà tanto più eloquente quanto più colui che porta la croce, le offerte, il corpo e il sangue del Signore è compreso in quello che fa: “Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio…” (Sal 94, 6). Ogni incontro manifesta il genere di relazione che esiste tra coloro che si trovano a faccia a faccia: saluto, stretta di mano, inchino, abbraccio esprimono i sentimenti dei protagonisti dell’incontro. In tutti i culti, l’adorazione, la supplica, la lode e la devozione si esprimono anzitutto con il corpo.
Dopo le varie vicende storiche e devozionali dei singoli gesti il Concilio Vaticano II, restituendo all’assemblea la partecipazione diretta ai riti, ha rovesciato abitudini secolari di pietà, sia individuali che generali, durante la celebrazione liturgica. Inchinarsi per l’adorazione, sedersi per ascoltare la Parola, stare in piedi per la proclamazione del Vangelo e per la grande Preghiera eucaristica, rivolgere le mani verso il Padre per Preghiera del Signore, riacquistano significato. Ma tutto ciò, per la larga parte del clero e dei fedeli, rimane un universo da riscoprire e ricostruire.

(Publicato su Lazio Sette: 3 febbraio 2008, 11)

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