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Gruppo Liturgico

Formazione liturgica generale (don Pietro Jura)

L’evento della Prima Comunione

 

Con il Sacramento dell’Eucaristia sono legati alcuni eventi appartenenti alla vita dell’uomo. In realtà si tratta di cosiddetti riti di passaggio: il Battesimo, la Prima Comunione, la Cresima, il Matrimonio, l’Ordine Sacro, il Funerale…

Il mese di maggio ci porta a fare qualche considerazione sulla celebrazione di quella che viene chiamata "Prima Comunione" ma che si deve definire più propriamente, dal punto di vista liturgico, come prima celebrazione del Sacramento dell’Eucaristia. Con questo termine s’intende la prima partecipazione completa del bambino battezzato al mistero eucaristico.

L’Eucaristia ha sempre avuto, e ha, il significato o il ruolo di vertice e di sorgente della vita cristiana e la partecipazione alla prima Eucaristia implica la piena incorporazione a Cristo e alla Chiesa, l’ingresso a pieno diritto nell’assemblea liturgica ecclesiale, l’inizio di una corresponsabilità nella missione della Chiesa.
Essendo sempre un evento sacramentale, anche per questa celebrazione vi è un progetto e un programma, una preparazione e un’azione rituale.

 


1. La comunità

Per questa particolare celebrazione del sacramento dell’Eucaristia siamo in presenza di una realtà che è sempre più interessata all’aspetto sociale che a quello religioso: per contrastare questa tendenza, la pastorale cerca (con un’enorme fatica) il coinvolgimento delle famiglie nel cammino di catechesi.

Le sessioni preparatorie alla celebrazione del sacramento sono luoghi idonei perché bambini e genitori scoprano o riscoprano le esigenze del linguaggio simbolico della celebrazione, attraverso momenti di ascolto della parola di Dio, di risposta, di silenzio e di preghiera. Sono anche appuntamenti in cui possono venire introdotti o reintrodotti, nel significato suggestivo di segni e simboli, gesti e movimenti espressivi del celebrare cristiano.

La celebrazione dell’Eucaristica della Prima Comunione è opportuno che avvenga durante il tempo pasquale, per sottolineare il legame del sacramento con quello del Battesimo e di domenica, per collegare questo evento al giorno del Signore e all’impegno di abituale partecipazione all’assemblea liturgica.

Per il tipo di partecipanti la celebrazione non può che essere attraente e viva, partecipata dai bambini e dai loro familiari, attiva per tutta l’assemblea ecclesiale. Si deve evitare però, la teatralità, gli aspetti folcloristici, il movimento eccessivo, la moltiplicazione di azioni non strettamente rituali che rischiano di deformarne il significato e lo spirito, oltre che a distrarre dal nucleo centrale della celebrazione che è la mensa della parola e del pane. Si deve però anche ricordare che i bambini non devono fare tutto! Secondo alcuni tutti devono fare tutto, cantare tutto, portare tutto, fare ogni tipo di spiegazione e monizione possibile… Questo primato del fare sull’essere mi sembra deviante e fuori luogo! Inoltre è contrario ad un retto concetto di partecipazione!

E ancora: penso che i tempi sono più che maturi anche per dare al mondo una doverosa testimonianza di carità proprio nel giorno della prima comunione, che troppo sovente finisce invece per essere il giorno dello scandalo. Infine anziché esagerare in fiori e addobbi, talvolta persino pesanti e di cattivo gusto, perché non lasciare come segno della prima comunione eucaristica un’offerta per qualche opera caritativa locale o per le missioni? La carità dovrebbe essere il vero grande ricordo della prima comunione eucaristica, così è da costituire la base per una futura e corretta interpretazione dell’andare a Messa.

Per questa celebrazione è quanto mai opportuno utilizzare le indicazioni del "Direttorio per le Messe dei fanciulli", così da favorire la piena partecipazione, utilizzando il Messale e il Lezionario per le Messe dei fanciulli.

 


2. Il ministro

"Il sacerdote che celebra la Messa per i fanciulli deve cercare di dare alla celebrazione un tono festivo, fraterno, raccolto. Deve badare alla dignità, alla chiarezza e alla semplicità dei gesti. Nel parlare ai fanciulli si esprima in modo da essere facilmente inteso, pur evitando ogni forma troppo puerile. Le monizioni che il rito affida alla sua libera inventiva devono condurre i fanciulli a una genuina partecipazione liturgica: non devono quindi ridursi a pure spiegazioni didattiche. Grande efficacia avranno sul cuore dei fanciulli gli inviti talora a essi rivolti con naturalezza spontanea dal sacerdote, per esempio, per l’atto penitenziale, per l’orazione sulle offerte, per il Padre nostro, per il gesto di pace, per la comunione" (DMF 23).

 


3. Il "prima" celebrativo

"Accurata e tempestiva deve essere la preparazione di ogni celebrazione eucaristica per i fanciulli, specialmente per quanto riguarda le orazioni, i canti, le letture, le intenzioni della preghiera universale, non senza le dovute intese con gli adulti e con i fanciulli che svolgono in queste Messe dei compiti particolari. Nel predisporre e nell’adornare il luogo della celebrazione, come pure nel preparare il calice, la patena e le ampolline, abbiano una loro parte, se possibile, alcuni fanciulli. Anche tali azioni, salva la debita partecipazione interiore, possono servire a ravvivare il senso comunitario" (DMF 29).

 


4. La celebrazione

"Il canto, se deve avere grande importanza in tutte le celebrazioni, soprattutto la deve avere in queste Messe per i fanciulli, portati come essi sono per natura alla musica. Se possibile, le acclamazioni, specialmente quelle della Preghiera eucaristica, si facciano cantare dai fanciulli, anziché recitare soltanto" (DMF 30).

"Per rendere più facile la partecipazione dei fanciulli ai canti del Gloria, del Credo, del Santo e dell’Agnello di Dio, si possono usare, con l’approvazione dell’Autorità competente, traduzioni popolari musicate anche se non risulta in tutto la concordanza con i testi liturgici" (DMF 31).

Possono essere poi di grande utilità gli strumenti musicali, specialmente se suonati dai fanciulli stessi: "Si faccia sempre attenzione che la musica non soffochi il canto e non provochi nei fanciulli distrazione più che edificazione; la musica deve corrispondere alle caratteristiche proprie dei vari momenti della Messa in cui viene eseguita" (DMF 32).

"Tra le varie azioni che rientrano nei gesti, degne di particolare menzione sono le processioni e altre forme collegate con la partecipazione del corpo. L’ingresso processionale dei fanciulli con il sacerdote celebrante può servire a far meglio intendere che in quel momento si forma la comunità; la partecipazione almeno di alcuni fanciulli alla processione con il libro del Vangelo, è un segno parlante della presenza di Cristo che rivolge al popolo la sua parola; la processione dei fanciulli con il calice (non si porta il calice ma solo in vino e l’acqua!) e con i doni (il pane ed eventuali altri doni) esprime con maggior chiarezza il senso e il valore della preparazione dei doni; la processione alla comunione, se debitamente ordinata, giova assai a ravvivare la pietà dei fanciulli" (DMF 34).

"Nella liturgia della Messa vi sono molti elementi visivi ai quali si deve dare, per i fanciulli, importanza assai grande. La liturgia non deve mai apparire come
qualcosa di arido e soltanto pertinente alla mente
" (DMF 35).

"Può essere utile anche l’uso di immagini e disegni preparati dagli stessi fanciulli, per esempio, per illustrare l’omelia, per esprimere visivamente le intenzioni della preghiera universale, per suggerire la meditazione" (DMF 36).

Insomma, questo momento della prima comunione deve essere un’occasione per far gustare a colui che si avvicina per la prima volta al Sacramento dell’Eucaristia la bellezza e la dolcezza di Gesù, pane vivo e vero corpo donato per la salvezza di tutti.

 


5. Il "dopo" celebrativo
"Nella celebrazione dell’Eucaristia i fanciulli possono con gioia serena andare insieme incontro a Cristo e con lui stare alla presenza del Padre. Formati alla scuola di una partecipazione attiva e consapevole al sacrificio e al convito eucaristico, possano essi imparare sempre più, di giorno in giorno, ad annunziare il Cristo a casa e fuori, tra i familiari e i coetanei, vivendo la fede che opera per mezzo della carità (DMF 55).

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