Gruppo liturgico e i suoi compiti
(a cura di don Pietro Jura)
1. Istantanee di una celebrazione
Il sacerdote sta indossando i paramenti; il responsabile del coro si avvicina al microfono e annuncia:
«Oggi faremo il canto di ingresso, il Signore pietà, il salmo responsoriale, il santo, il Padre nostro e il canto di comunione ». In qualche caso, indica le pagine di un libretto. Il nesso tra canti e celebrazione è una pura coincidenza.
— Qualcuno sale sull’ambone e legge l’ammonizione iniziale da un foglio stampato, che servirà anche per l’introduzione alle letture e per la preghiera dei fedeli. Sono annotazioni con qualche valore liturgico, ma troppo tecniche. Soprattutto non hanno alcun legame con la situazione e le esperienze dell’assemblea nè con l’omelia e gli interventi del sacerdote.
— Un «volontario » o qualcuno chiamato con un cenno dall’altare viene invitato a proclamare le letture. È un miracolo che non inciampi in qualche parola insolita — « Tessalonicési » — o in qualche accento — lati» — o in qualche frase lunga e complicata, o semplicemente che il microfono non sia ben sistemato.
— Durante la prima lettura continua a entrare gente e la porta cigola ogni volta che si apre.
— Invece del salmo responsoriale, il coro ha scelto un canto «più moderno» e giovanile, che parla di « luce dei tuoi occhi, notte oscura, voce di mistero... » o qualcosa del genere.
— Durante l’ornella, uno è uscito per accordare la chitarra, il chierichetto è andato in sacrestia, una signora ha attraversato mezza chiesa per andare al confessionale...
Il tintinnio delle monete durante la raccolta delle offerte è proseguito per mezza preghiera eucaristica...
2. Partecipazione « in comunione»
Non dimentichiamo che stiamo parlando della partecipazione alla liturgia. Cioè della partecipazione in assemblea, in comunità, come popolo di Dio, dove Dio stesso si mette in comunione con quelli che, riuniti nel nome di Cristo, radunati dall’amore dello Spirito, formano la Chiesa, la riunione dei credenti, la famiglia dei suoi figli. Nella celebrazione anche noi dobbiamo entrare in comunione con Dio e con i fratelli, con Cristo e con il suo corpo mistico, la Chiesa.
3. Partecipazione coordinata
Una partecipazione di questo tipo deve essere necessariamente coordinata e, quindi, preparata e condivisa; dobbiamo lasciare da parte ogni protagonismo e collaborare; fare in modo che le diverse funzioni siano strettamente armonizzate, in vista dell’obiettivo finale, che è vivere comunitariamente la celebrazione.
4. Partecipazione organizzata
Tutto questo non può essere frutto di improvvisazione. Necessita di un’accurata organizzazione che esige tempo e impegno fino a far funzionare pienamente un vero gruppo liturgico, nell’ambito di una pastorale liturgica.
5. Riflettere insieme
1. Nelle nostre celebrazioni si verifica qualcuna delle «istantanee» elencate o qualcosa del genere?
2. Analizziamo come le nostre azioni liturgiche sono coordinate e organizzate.
Pastorale liturgica
6. Liturgia a compartimenti stagni
La liturgia che si intuisce nelle «istantanee» del capitolo precedente si può definire a compartimenti stagni. Si può paragonare a un «armadio» con diversi cassetti o compartimenti stagni: sono parte di un tutto, ma ognuno si apre e si chiude quando viene tirato ed è slegato dagli altri. Presidente, guida, lettori, cantori..., aprono il proprio cassetto, ma ognuno per conto suo.
La stessa immagine vale per la pastorale di una comunità ecclesiale nella quale ogni gruppo — degli sposati, dei malati, della catechesi, della liturgia... — viaggia per conto suo.
7. Pastorale liturgica
Per evitare tale dispersione il punto di incontro deve venire da una buona organizzazione della pastorale li— turgica. Come « culmine e fonte» della vita della Chiesa, nella liturgia confluiscono tutte le sue azioni salvifiche e da essa emanano i torrenti della grazia e della salvezza che i credenti devono portare nella vita come testimonianza e impegno (cfr. il capitolo Il rinnovamento del concilio Vaticano Il).
C’è di più: l’autenticità e la forza di tutti i gruppi di azione e di tutti i movimenti di apostolato di una parrocchia, di una comunità, derivano proprio dalla liturgia. Riuniti in assemblea, celebriamo con Cristo il suo mistero pasquale. Ed è lui, il Signore, che ci «manda» ad annunciare il vangelo e a battezzare (a immergere e vivificare) tutti gli uomini.
8. Gruppo o consiglio pastorale
Il «consiglio pastorale », secondo la realtà e i bisogni della parrocchia o della comunità, stabilisce orientamenti e obiettivi per i diversi gruppi di pastorale: catechesi, coppie, giovani ecc. È il loro animatore e coordinatore. Ma, come abbiamo detto, tutti questi gruppi acquisiscono autenticità ecclesiale nella liturgia e sono chiamati a essa. Per questo va promosso con particolare interesse il gruppo liturgico nel quale devono confluire gli altri movimenti. Il gruppo liturgico, a sua volta, acquisterà una forte dimensione pastorale dal momento che non si limita a preparare le « cerimonie », ma collabora agli impegni pastorali: corsi battesimali, prematrimoniali, di preparazione alla cresima ecc.
9. Riflettere insieme
I. Leggere e commentare SC 42: la vita liturgica della parrocchia.
2. La nostra è una situazione a compartimenti stagni o di gruppo?
10. Gruppo o consiglio pastorale liturgico
È formato da rappresentanti dei diversi « gruppi di celebrazione », sotto la guida del sacerdote o del responsabile della liturgia. Conviene che ne faccia parte anche qualche rappresentante del consiglio pastorale, per un pieno e migliore coordinamento.
La sua attività è permanente, con riunioni periodiche: inizio dei corsi, tempi liturgici, revisioni... Ha le seguenti funzioni:
— Promuovere la vita di fede della comunità.
— Tracciare le linee maestre della vita liturgica della parrocchia.
— Organizzare incontri di formazione, dì revisione e di preghiera: una giornata iniziale di corso per tutti i gruppi, in cui sono indicati la linea generale del corso e gli obiettivi comuni (per es.: migliorare la celebrazione del battesimo...); incontri di preghiera e di programmazione all’inizio dei tempi forti (Avvento, Quaresima); celebrazioni penitenziali, conversazioni, giornate specjali per il popolo nei suddetti tempi forti; corso di formazione liturgica per cantori, lettori, catechisti ecc. senza dimenticare i semplici fedeli.
Coordinamento con i vari responsabili per preparare le celebrazioni di giornate speciali: Caritas, prime comunioni, cresime, unzione comunitaria degli infermi...
— Dialogo con i partecipanti alle celebrazioni (presidente, lettori, cantori...) per correggere errori e migliorare la celebrazione: cominciando dalla puntualità, dal funzionamento dei microfoni e dai movimenti di chi sta nel presbiterio, fino alla scelta accurata delle ammonizioni, dei canti, delle omelie, delle preghiere ecc.
— Preparazione del calendario liturgico indicando l’idea generale di ogni tempo liturgico e il tema fondamentale di ogni data: Per es.: Avvento: speranza per l’uomo d’oggi; prima domenica: «Le tre venute di Cristo ». Un foglietto guida per ogni gruppo di celebrazione con obiettivi e temi potrebbe essere un aiuto pratico e una forma utilissima di coordinamento.
11. Gruppo di celebrazione
È un vero e proprio gruppo con una funzione importantissima: organizzare l’incontro della comunità con il mistero salvifico di ogni celebrazione. Quindi, il suo funzionamento non può limitarsi in alcun modo a una riunione fugace di cinque minuti prima di cominciare l’atto liturgico, per « distribuire gli incarichi ».
Lo compongono persone incaricate per una celebrazione concreta, ad es., la messa di alcune domeniche o feste: lettori, guida, cantori, suonatori (almeno il responsabile), salmista...
Guidati da qualcuno ben preparato — sacerdote o no, ma sempre d’intesa con chi presiede la celebrazione — e con i sussidi adatti — foglietti liturgici, libri delle celebrazioni o commentari, dei canti, oltre agli orientamenti del consiglio liturgico... — preparano settimanalmente la celebrazione domenicale o festiva.
12. Riflettere insieme
Cosa esiste di tutto questo nella nostra comunità? Da dove cominciare?
13. Preparare una celebrazione
Punto di partenza: il gruppo incaricato della celebrazione, nella riunione settimanale, prepara la messa o l’azione liturgica concreta: interventi dei partecipanti, scelta dei canti, ricerca di simboli o gesti speciali, se si prevedono per circostanze speciali o per l’Avvento...
Punto di partenza: il messaggio proprio della festa e gli orientamenti generali stabiliti dal gruppo liturgico. Poi si possono fare i passi seguenti.
* Primo passo: situare la celebrazione.
a) Nel tempo liturgico. La gioia della festa, che deve sempre essere presente, non si manifesta allo stesso modo in Quaresima o a Natale. Ogni tempo ha il suo spirito peculiare, come vedremo in seguito.
b) Nel momento preciso. All’interno di una celebrazione ogni momento ha la sua caratteristica: l’atto penitenziale non può essere espresso come l’alleluia, per esempio.
c) Nella realtà concreta della comunità. Il soggetto della celebrazione è l’assemblea, presieduta dal ministro competente. La celebrazione deve adattarsi ad essa: bambini, anziani di un ospizio, parrocchia in territorio rurale, comunità religiosa, chiesa di centro cittadino o di quartiere, santuario...
Linguaggio, simboli, gesti, canti, movimenti..., tutto deve essere in sintonia con questa porzione concreta di Chiesa riunita per celebrare la sua fede. Alcuni interventi, ritmi, gesti, espressioni ecc., vanno molto bene per bambini o giovani, ma mettono a disagio gli adulti.
* Secondo passo: approfondire il messaggio delle letture.
Nella riunione sarà bene proclamare le letture in un clima di preghiera e recitare o cantare insieme il salmo responsoriale.
Poi cercheremo di individuarne il significato servendoci di qualche commento esegetico breve e semplice che possiamo trovare di solito nei foglietti liturgici o su libri che trattano delle celebrazioni.
* Terzo passo: creatività.
Certamente il tema della festa, il messaggio delle letture e l’interesse affettuoso per la comunità con cui cerchiamo di vivere la celebrazione — senza dimenticare l’azione dello Spirito che è con noi — ci suggeriranno molte idee e proposte da comunicarci a vicenda per scegliere quelle più adatte. Ne scaturiranno simboli, gesti, canti, formule di partecipazione dell’assemblea ecc., che faranno della celebrazione un qualcosa di vivo e suggestivo, per nulla ripetitivo e abitudinario.
* Quarto passo: schema della celebrazione.
Il modo migliore perché tutto questo lavoro non si disperda è raccoglierlo in uno schema semplice e pratico, che segua l’ordine della celebrazione. A mo’ di esempio, nel capitolo seguente, ne proponiamo uno. Ma diciamo subito che questo schema deve essere conosciuto da tutti quelli che hanno il compito di organizzare la celebrazione e soprattutto da chi dovrà presiederla.
E chiariamo anche che non si tratta assolutamente di incasellare la liturgia, ma esattamente del contrario: di renderla vitale con il contributo dì tutti e di
superare l’improvvisazione, la dispersione e il ritualismo.
14. Riflettere insieme
Che ve ne pare di questo piano? Vale la pena tentarlo? Come?
15. Schema di una celebrazione (esempio)
* Tempo liturgico: Avvento.
* Domenica o festa: Terza domenica, anno B.
* Tema centrale: Profeti della buona novella.
* Messaggio della liturgia della Parola:
- I lettura: Is 61,1-2a.10-11: Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri.
- Salmo responsoriale: Magnificat.
- II lettura: 1Ts 5, 16-24: State sempre lieti.
- Vangelo: Gv 1, 6-8.19-28: Giovanni Battista, testimone della luce, annunciatore di Gesù.
* Situazione della comunità: in preparazione al Natale, giovedì prossimo ci sara la celebrazione comunitaria della penitenza. Annunciarla nel clima di gioia e di speranza odierno.
* Ambientazione: cartellone all’ingresso con il tema del giorno: Profeti della buona novella. Musica in sottofondo mentre entra la gente: esprimere la gioia.
Corona dell’Avvento con quattro candele adornate, una per ogni domenica.
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* Riti iniziali
* Processione di ingresso. Arrivando all’altare si accendono tre candele della corona dell’Avvento. Se ne farà cenno nella monizione iniziale, sottolineando la gioia a cui siamo invitati oggi (legge Francesco). Canto d’ingresso: Vieni Signore (Semprini-Galliano, EP).
* Atto penitenziale. Si canta il Signore, pietà, dopo ogni intervento del presidente.
* Liturgia della Parola: Ilettura (Giuseppe) con introduzione in armonia con quanto indicato sopra nel messaggio della liturgia della Parola.
* Salmo responsoriale (Carmen): viene letto, si canta il ritornello.
* II lettura (Marisa) con introduzione in armonia con quanto indicato sopra nel messaggio della liturgia della Parola.
* Preghiera dei fedeli (Antonio): sceglierne tre dal lezionario e aggiungerne una: «Perché la nostra comunità si prepari alla venuta del Signore celebrando con gioia il sacramento del perdono giovedì prossimo».
* Liturgia eucaristica
* Santo (cantato).
* Acclamazione: Annunciamo la tua morte...
* Amen (dopo «Per Cristo...») cantato.
* Canto di comunione: Rallegrati Gerusalemme (Nella casa del Padre, Ldc).
* Commiato: ricordare la celebrazione penitenziale di giovedì: gioia dell’incontro con l’amore misericordioso di Dio; spalancare il cuore perché nasca il Signore. Musica di sottofondo (Rorate coeli, gregoriano).
* Nota: La stesura delle introduzioni, delle preghiere ecc. può essere fatta dopo la riunione con l’aiuto del responsabile della liturgia e dei foglietti o materiale liturgico già ricordati.