
Il servizio dei ministranti - consistente il più delle volte nel porgere qualche oggetto al sacerdote durante la celebrazione dell’Eucaristia - è nato verso l’800 nella sfera della cosiddetta Messa privata. In quel periodo invalse l’uso di allestire altari laterali nelle chiese abbaziali e, dato l’elevato numero di monaci sacerdoti, di celebrare l’Eucaristia anche su di questi, accanto alla Messa della comunità celebrata all’altar maggiore. Molti prendevano naturalmente parte alla «Messa della comunità», e tutti i relativi servizi – dell’accolito, del lettore, del cantore, dell’organista, della «schola cantorum» ecc. erano affidati ad altrettanti ministri, mentre il sacerdote celebrante
Nelle epoche successive la forma della «Messa privata» avrebbe preso il posto, per svariati motivi, di quella comunitaria; la differenziazione una volta usuale tra i vari ministeri si ridusse sempre più al ministero dell’unico aiutante o di pochi inservienti all’altare. Anche il fatto che i servizi dei ministranti furono preferibilmente assolti da ragazzi fu determinato da motivi storici. Già in tempi antichissimi si sceglievano dei giovani per l’ufficio del lettore; la loro voce sonora garantiva un buon ascolto nelle grandi chiese. Con la riforma liturgica degli ultimi anni è di nuovo cresciuta la comprensione della forma originaria della «Messa comunitaria». I servizi prima svolti da uno o due chierichetti vengono di nuovo volentieri affidati a più elementi. Si tratta di regola di un lettore (due lettori), un cantore e uno o più ministranti. Il ritorno alla forma originaria non significa però - come alcuni inizialmente pensarono - dire addio ai ministranti. Il numero e la qualità dei compiti, in parte addirittura nuovi, continuano ad aver bisogno di essi; anzi, il ministrante è addirittura più importante di prima sotto il profilo pastorale!
La liturgia è un’azione comune del sommo sacerdote Cristo e della sua Chiesa per la santificazione degli uomini e la gloria di Dio. In tale azione comune non vi sono spettatori passivi e alcuni che svolgono un servizio liturgico. E’ giusto dire che tutti i fedeli cooperano sacerdotalmente al culto e svolgono perciò un servizio liturgico. «La celebrazione dell’Eucaristia è infatti azione di tutta
La posizione particolare del sacerdote si fonda sulla sua ordinazione, quella dei fedeli sul battesimo e sulla confermazione; di conseguenza il sacerdozio ministeriale e quello universale sono tra loro essenzialmente distinti, però perseguono un unico e medesimo fine! Sotto questo punto di vista anche i ministranti (e naturalmente tutti gli altri) svolgono un servizio veramente liturgico (cf. SC 29). Essi collaborano, perché il diritto e la missione di collaborare risultano dal battesimo e dalla confermazione, e non perché, ad esempio, il sacerdote delegherebbe alcuni dei suoi compiti.
L’autonomia del servizio dei ministranti risulta chiara anche da una sufficiente differenziazione delle prestazioni. Alcuni compiti stanno in stretto rapporto con quelli dell’assemblea (ad es. porgere il pane e il vino, partecipazione al canto e alla preghiera), altri sono specifici e autonomi (ad es. portare la croce e le candele in processione), altri hanno lo scopo di servire il sacerdote (ad es. lavabo dopo l’offertorio e sostenere il Messale aperto) e i fedeli (ad es. incensazione dopo l’Offertorio e comunicazione del bacio della pace).
3. Il servizio fondamentale dei ministranti.
Fondamento delle più diverse attività dei ministranti è in primo luogo, specialmente per quel che riguarda

Dalla vocazione sacerdotale di tutti i fedeli e dalla struttura di ogni celebrazione liturgica (proclamazione della parola di Dio, canto e preghiera, segni e azioni sante) derivano, come abbiamo accennato sopra, diversi servizi e compiti. Affidare questi ultimi a un solo individuo o a pochi individui non sarebbe cosa rispondente alla natura del popolo di Dio e del culto. Giusta è invece una corretta suddivisione del ministero sacerdotale. Il servizio particolare attorno all’altare comporta perciò, come abbiamo già menzionato, un lettore, un cantore e almeno un ministrante.
Costoro sono i protagonisti ordinari di ogni celebrazione della Messa. Nell’eseguire il proprio ufficio ognuno di essi si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza (cf. SC 28). Un ministrante non è perciò un lettore, e un lettore non è un ministrante. Tuttavia «in caso di necessità» uno può assumersi il servizio dell’altro. Qualora ci siano a disposizione più ministranti, bisogna suddividere i diversi compiti del loro ufficio tra di essi (cf. Introd. al Messale, n. 71). Quel che normalmente può svolgere un unico inserviente dell’altare va allora svolto da più ministranti. Inoltre, l’impiego di più ministranti contribuirebbe a rendere più solenne il culto e a concretizzare il sacerdozio universale.
5. Ministranti come portatori della croce.Fin dall’antichità è invalsa l’abitudine di portare nelle processioni una croce collocata sopra un’asta (cf. le varie processioni ecc.). Anche il papa e i vescovi, quando entravano nella casa di Dio, erano preceduti da un crocifero. Da quest’ultima usanza si sviluppò addirittura la prescrizione della Chiesa che sull’altare o nelle sue vicinanze dovesse esserci una croce. Da allora non esiste più casa di Dio, nel cui presbiterio non sia visibile una croce: sull’altare, pendente dall’alto o attaccata alla parete. Il nuovo Messale ha ampliato la prassi originaria. In ogni celebrazione eucaristica - nei giorni feriali o nelle domeniche - il sacerdote può farsi precedere, quando entra in chiesa, dalla croce, che poi viene collocata nel presbiterio accanto all’altare o in altro luogo adatto per tutta la durata della Messa (cf. Introd. al Messale, nn. 82 e 84). Potremmo dire che il crocifero fa parte di ogni celebrazione eucaristica. Tale compito tocca a uno dei ministranti, accompagnato da due ceroferari. Una simile processione d’ingresso illustra l’evento della Messa: il Signore stesso entra in mezzo alla sua comunità; con lui i fedeli passano dalla morte alla vita. In alcuni casi, come nella processione dei funerali, il crocifero è addirittura indispensabile.
6. Ministranti come ceroferari.
Nel corso della celebrazione eucaristica il sacerdote svolge la sua funzione in luoghi diversi: alla sede, all’ambone, all’altare. Inoltre, per assolvere i suoi compiti, ha bisogno di diversi libri liturgici: il messale, il lezionario (evangeliario), a volte anche un libro contenente le preghiere dei fedeli e un libro di canto. Il passaggio dalla sede all’ambone e all’altare, nonché la molteplicità dei libri consigliano di impiegare dei ministranti per il servizio del libro. All’inizio della celebrazione un ministrante porta il messale alla sede e lo sostiene, quando il sacerdote presiede i riti di introduzione e recita la colletta. Poi, quando comincia l’offertorio, lo porta sull’altare, e per l’orazione dopo la comunione lo riporta alla sede. Affinché il sacerdote possa cominciare e chiudere la preghiera dei fedeli, un ministrante porta il libro relativo alla sede o all’ambone. Se il sacerdote comincia e conclude tale preghiera alla sede, il ministrante gli sostiene il libro a una distanza utile per leggere. Compito del diacono sarebbe quello di portare l’Evangeliario nella processione di ingresso e di deporlo sull’altare; ma in sua assenza un lettore o un ministrante può compiere questo ufficio (cf. Introd. al Messale, n. 82). Questo gesto mette in luce il valore altissimo dei libri liturgici e del «servizio del libro» svolto dai ministranti. Essi collaborano a loro modo, quando Cristo si rivela ai suoi fedeli nella predicazione e quando il sacerdote si rivolge pregando al Padre.
9. Ministranti come aiutanti nella presentazione dei doni.L’uso del campanello nel culto va visto in stretto rapporto con la funzione delle campane. Ambedue cercano di richiamare l’attenzione dei fedeli sul santo evento. Le campane chiamano al culto pubblico e invitano alla preghiera privata (per es. l’«Angelus»); inoltre, se suonate a festa, aiutano a creare un’atmosfera di gioia. Un compito simile hanno assunto anche i piccoli campanelli degli altari, che fanno la loro comparsa tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII. Allora invalse l’uso di elevare le sacre specie dopo la consacrazione del pane e del vino e di mostrarle ai fedeli. I ministranti richiamavano con uno squillo di campanello l’attenzione dei fedeli su questo momento. Sempre in quel periodo si aggiunsero altri squilli, che echeggiavano in tutti i momenti importanti della celebrazione della Messa. Poi, una volta che l’Eucaristia diventò più trasparente (con l’uso della lingua volgare ecc.), venne progressivamente a mancare anche la motivazione intrinseca per l’uso del campanello. I fedeli possono partecipare in maniera più consapevole alla celebrazione e seguirne il decorso senza particolari segni di richiamo. In molte chiese comunque è rimasto, anche secondo il nuovo messale, l’uso di suonare il campanello alla consacrazione del pane e del vino. Nell’Introduzione generale leggiamo: «Poco prima della consacrazione, il ministro avverte, se ne è il caso, i fedeli con un segno di campanello. Così pure suona il campanello alla presentazione al popolo dell’ostia consacrata e del calice secondo le consuetudini locali» (n. 109). I ministranti suonano anche quando si impartisce la benedizione eucaristica o quando una processione eucaristica passa per le strade.
11. I ministranti come trasmettitori del segno di pace.
Oltre alle azioni che si compiono quasi in ogni Messa, i ministranti ne eseguono altre in celebrazioni e occasioni particolari. Nel battesimo dei bambini essi sostengono i vasetti del crisma e dell’olio dei catecumeni, nella celebrazione del matrimonio il vassoio con gli anelli degli sposi, nell’unzione degli infermi il vasetto con l’olio degli infermi, nella benedizione di persone, edifici e oggetti il secchiello con l’acqua benedetta... Prima della benedizione eucaristica o del trasporto del Santissimo porgono al sacerdote il velo, nelle processioni portano bandiere, nelle celebrazioni all’aria aperta, ove si impiegano impianti di amplificazione trasportabili, sorreggono il microfono... Servizi di questo genere ve ne sono molti; essi manifestano la multiforme e indispensabile funzione dei ministranti.
14. Posto e abbigliamento dei ministranti.Nel descrivere l’ufficio dei ministranti bisogna anche domandarsi dove essi prendono posto nel presbiterio. Allestire le loro sedi accanto a quella del sacerdote non sarebbe la soluzione migliore. La sede del sacerdote ha infatti una funzione diversa da quella dei ministranti. La prima mette in luce l’ufficio di presidenza del sacerdote, le seconde servono solo a fornire un posto dove sedersi. Più giusto sarebbe perciò collocarle vicino alla credenza. Qui infatti i ministranti svolgono la maggior parte delle loro funzioni. Perciò leggiamo nel messale: «Le sedi per i ministri siano collocate in presbiterio nel posto più adatto perché essi possano compiere con facilità il loro ufficio» (Introd. al Messale, n. 271).
Una parola sull’abbigliamento dei ministranti: la molteplicità dei servizi nel culto è illustrata da una diversa veste liturgica. Le vesti sacre alludono alle funzioni più diverse che caratterizzano un servizio particolare (cf. Ivi, n. 297). Già dalla veste liturgica l’assemblea deve poter riconoscere i compiti più diversi, la correlazione degli elementi cultuali e la struttura della comunità. Inoltre, le vesti liturgiche contribuiscono a caratterizzare le azioni cultuali come opera di Cristo e della Chiesa (cf. Ivi, n. 4). L’abito particolare sottolinea infatti il carattere pubblico della liturgia. Le vesti abituali per i ministranti sono la talare e la cotta; o anche un camice stretto ai fianchi da un cingolo; «o un’altra veste legittimamente approvata nella regione» (Ivi, n. 301).
Per «ministranti» si intendono quasi sempre ragazzi/ragazze e giovani (chierichetti) che accompagnano il sacerdote e svolgono determinate funzioni in chiesa. Ma la funzione rettamente intesa dei ministranti non esclude gli adulti. Ognuno dei partecipanti alla celebrazione è infatti qualcosa di più di un semplice uditore e spettatore. Per questo