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Buona giornata.

ministrantiPerché un gruppo ministranti? Come lo si organizza? Quali sono le sue attività?

Un gruppo ministranti certamente non nasce a caso, nasce anzitutto per la necessità di assicurare nelle varie celebrazioni della comunità ecclesiale un aiuto al celebrante e agli altri ministri istituiti. Non a caso il Concilio Vaticano II dice che “anche i ministranti svolgono un vero ministero liturgico” (SC 29).
Hanno cioè un compito particolare. Ma la vita di un gruppo di ragazzi e ragazze che hanno deciso di mettere a disposizione della propria comunità un po’ della loro generosità, del loro tempo, delle loro energie non si esaurisce nel servizio liturgico in quanto tale.
C’è o ci dovrebbe essere dietro quel servizio liturgico prestato con “sincera pietà e ordine” tutta una vita che non può non scaturire dall’amicizia con Gesù, come ricordava Papa Benedetto XVI nel pellegrinaggio internazionale dei ministranti del 2006, amicizia che aiuta ad andare in profondità, cogliendo il significato profondo di ciò che si celebra e facendo del servizio che si presta una sincera espressione di una vita quotidiana vissuta proprio così, servendo, come Gesù.
Sempre il Concilio Vaticano II a tale proposito è molto chiaro: “bisogna dunque che siano permeati con cura nello spirito liturgico, siano formati a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine”(Ibid.)
“Permeati con cura nello spirito liturgico”: cioè il servizio all’altare del ministrante non può ridursi a pura esteriorità, occorre invece che tutta la vita di un ministrante sia impregnata dello spirito liturgico.
Ma cosa vuol dire “spirito liturgico” per dei ragazzi tra i 10 e i 16 o più anni? Se la liturgia è un azione di grazie o, per usare le parole del Card. Martini, una “danza attorno al Cristo Risorto”, lo spirito liturgico è anzitutto saper leggere in ciò che si celebra quel movimento di festa tutto interiore che anima dal di dentro la vita di una comunità in mezzo alla quale è presente Gesù Risorto che, prendendola per mano, la conduce a fare della propria vita e della vita di ciascuno un dono per ogni uomo.
Così un ministrante non può non vivere la celebrazione eucaristica in cui presta il suo servizio in prima persona, da protagonista, non solo perché “fa qualcosa” ma perché sa cogliere in essa l’origine del suo essere amato da Dio e la sorgente dalla quale attinge il suo essere canale di questo stesso amore per gli altri. Il Concilio Vaticano II, non a caso, ci ricorda proprio questo: la liturgia è culmine e fonte della vita del cristiano.
Cogliere questo “spirito liturgico” non può non portarci allora a vivere la celebrazione e a prestare il nostro servizio con “sincera pietà”, cioè con quella discrezione, con quel rispetto, con quella attenzione del cuore e della mente di chi sa che le “norme stabilite” e l’ordine che è richiesto nascono dalla gioia di rendere un servizio all’Amico.
Per la formazione personale e di gruppo rimando al portale dei ministranti: www.ministrantiok.com