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ABC della Liturgia

L'Abc della Liturgia/64

Il corpo nella liturgia: gli atteggiamenti.

Stare prostrati – prostrarsi
La prostrazione o l’atto di prostrarsi è un atteggiamento più espressivo di riverenza, umiltà o penitenza; è un atteggiamento fondamentale della preghiera; esprime fortemente il senso d’omaggio, di rispetto, d’amore, d’adorazione, d’implorazione al Dio Altissimo.

Dalla Genesi all’Apocalisse, è il gesto per eccellenza dell’uomo religioso in presenza di “Colui che è”. E’ l’atteggiamento di chi si abbandona completamente al volere di Dio, rinunciando ad ogni forma di lotta con lui. Abramo in segno di rispetto e d’umiltà “si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui” (Gn 17, 3); fratelli di Giuseppe “gli si prostrarono davanti con la faccia a terra” in segno di rispetto e in richiesta di perdono (Gn 42, 6; 43, 26.28; 44, 14); anche Mosè che “si curvò in fretta fino a terra e si prostrò” davanti al Dio dell’alleanza (Es 34, 8); malati che chiedevano la guarigione a Gesù (cf. Mt 8, 2; 9, 18); coloro che volevano mostrare i propri sentimenti d’adorazione (cf. Mt 14, 33; 28, 9). 

L’Apocalisse contrappone quelli che si prostrano davanti a Dio (ad es. i ventiquattro vegliardi che “si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli”: Ap 4, 10) a quelli che in vita si prostrano davanti agli idoli e li servono (cf. Ap 13, 4).

Nella celebrazione liturgica si prescrive ancora in alcuni momenti la posizione della prostrazione:

- nelle Ordinazioni (dei diaconi, presbiteri e vescovi), durante le Litanie dei Santi, i candidati al Sacramento si prostrano a terra, mostrando la loro totale disponibilità e preparandosi a ricevere la grazia dello Spirito Santo; similmente durante la Benedizione degli abati e la Professione perpetua dei religiosi;

- il Venerdì Santo, il sacerdote presidente “può” iniziare la celebrazione con la prostrazione totale in terra: ritratto vivo di un uomo che si concentra nella preghiera, con umiltà e con fede intensa, davanti al mistero che si prepara a celebrare.

(Pubblicato su "Lazio Sette", 9 novembre 2008, p. 9)

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