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di don Pietro Jura, Incaricato per la Liturgia presso la Conferenza Episcopale del Lazio
Due giorni di festa contemplando le Beatitudini
"Il Cristo è la più sconvolgente rivelazione della santità di Dio nell’umano, è il mistero stesso della vita divina posta come archetipo nell’economia dell’essere umano” (Paul Evdokimov). Se Gesù è l’archetipo, cioè il modello originale, della santità di Dio nell’umano significa che Dio costituisce la verità ultima della stessa natura umana. Tutti siamo chiamati alla santità! Ora, nonostante alcune esagerazioni o abusi riscontrati nel culto dei Santi in talune epoche e paesi, l’insegnamento della Chiesa non ha mai perso di vista l’affermazione di San Paolo della Prima Lettera a Timoteo: Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (2, 5-6). La Chiesa, allora, quando venera i Santi, proclama la grazia vittoriosa dell’unico Redentore e Mediatore, Cristo Signore, grazia che nei Santi è divenuta efficace. Il Concilio Vaticano II insegna che “[i santi] ammessi nella patria e presenti al Signore (cf. 2Cor 5, 8), per mezzo di Lui, con Lui e in Lui non cessano di intercedere per noi presso il Padre” (Lumen Gentium 49). Se Cristo è il Mediatore e l’Intercessore, pare logico che chi gli si avvicina, come i santi, operi alla stessa maniera. In altre parole, assomigliare a Lui implica l’occuparsi degli altri. Gli amici di Dio sono anche amici dell’umanità: non possono non intercedere per noi e per tutta l’umanità.