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Il mistero della Sacra Famiglia attraverso i testi liturgici
di don Pietro Jura, pubblicato in Culmine e Fonte. Sussidio di formazione e spiritualità liturgica, 6(2012), 3-13.
Formazione dei fiorai
(incontro tenuto da don Pietro Jura)
«Ditelo con i fiori» è una bella espressione usata un tempo dalla pubblicità. Quando si ama, quando si ringrazia e anche quando si è in lutto, si offrono dei fiori. Poiché il linguaggio dei fiori accompagna i momenti importanti della vita dell’uomo, esso non può mancare neppure nelle celebrazioni liturgiche, che sono l’ambito irrinunciabile per rinnovare, attualizzare, confermare la propria fede.
2. Il linguaggio dei fiori
Un fiore, un filo d’erba è una cosa magnifica, ma anche tanto fragile: basta una giornata afosa per far seccare l’erba, un acquazzone per strappare un fiore. Anche la nostra vita è una cosa meravigliosa. Eppure basta poco per rovinarla: un incidente, una malattia, ed è tutto finito. Come ha espresso molto bene il profeta Isaia, i fiori e l’erba sono simbolo della fragilità e della brevità della vita dell’uomo: «Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore del campo» (Is 40, 6). Questo però non deve portare la persona alla disperazione e allo scoraggiamento, perché di fronte alla fragilità umana sta la fedeltà di Dio. Infatti, sempre il profeta Isaia continua dicendo: «Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre» (Is 40, 8). E l’evangelista Luca ricorda che se Dio ha tanta cura per questi fragili e inconsistenti fiori, che oggi ci sono e domani già vengono gettati via, molta di più ne avrà per noi che siamo figli suoi (cf. Lc 12, 22-34). Perciò anche le difficoltà più dure non devono scoraggiare chi mette tutta la sua fiducia in Dio. È questo l’atteggiamento del «povero» dell’Antico Testamento e dello stesso Gesù: sballottato da una sofferenza a un’altra, da un insulto a un altro, da un’ingiustizia a un’altra, non viene meno, perché si affida completamente a Dio. Neanche la morte ormai fa più paura, perché se ci si abbandona con fede all’amore fedele di Dio, essa non può essere l’ultima parola: come il Padre ha risuscitato suo figlio, così farà con chi crede nella vita eterna.
Il linguaggio dei fiori oltre a parlare della fragilità della vita umana e della fedeltà di Dio, è segno anche della «fantasia» di Dio. Si pensi come sarebbe monotono il mondo se sulla terra ci fosse un solo tipo di fiori, anche il più bello! Così è per gli uomini: sulla terra non si trova un uomo che sia uguale a un altro; ognuno è unico e irripetibile agli occhi di Dio e come tale è amato e curato in modo tutto speciale. Un bravo giardiniere non usa gli stessi prodotti per tutti i fiori! Così è Dio per le sue creature: lui le conosce per nome, più di quanto esse stesse pensano di conoscersi, scruta il loro cuore, i loro sentimenti, i loro pensieri e per ognuna ha delle attenzioni particolari.
3. Un ministero
Credo che sia importante sfatare un luogo comune riguardo alla preparazione di bouquets per la liturgia: è un servizio relegato alla presenza femminile (pie donne, suore o monache), o al massimo ai sacrestani. Invece l’arte floreale nelle comunità cristiane è una delle tante arti che vengono poste a servizio della liturgia, dell’incontro di Dio con l’uomo, con ogni uomo, anche con il più povero, anche con chi non è in grado di seguire una dotta omelia, ma è sensibile alla vista di un bel mazzo di fiori collocato sull’altare.
Proprio perché «serve» la liturgia e l’uomo che la celebra, l’arte floreale è un ministero, un ministero di bellezza, per «fiorire» una chiesa, un ministero che richiede una specifica competenza, da non improvvisare. In questo senso il gesto di preparare i bouquet per le celebrazioni non può essere un servizio relegato esclusivamente alla sfera femminile. Si tratta di un servizio, aperto tanto agli uomini quanto alle donne, che richiede una particolare sensibilità per la bellezza del creato, per l’armonia dei colori e delle forme, per la capacità di «far parlare» una semplice margherita o un filo d’erba in un contesto liturgico. Certamente, la tecnica è importante e si può imparare facilmente, visto che anche in Italia per questo ci sono valide scuole, ma la cosa più difficile e importante è un’altra: imparare ad armonizzare il bouquet con le feste liturgiche, le celebrazioni particolari (battesimo, prima comunione, cresima, matrimonio, funerale…), con le preghiere, l’architettura, gli spazi liturgici, l’assemblea... E per questo si richiede spirito liturgico, biblico, contemplativo, ablativo, estetico e tanto... buon senso!
Inoltre, poiché l’arte floreale è un ministero ecclesiale, oltre ad essere accolto come dono e servizio, è sempre bene che a svolgerlo non sia una sola persona ma un’equipe, che si raduna per confrontarsi, aiutarsi, correggersi e soprattutto per ascoltare le letture e pregare insieme (una persona non credente e non praticante non è in grado, non sarà mai capace di preparare una composizione giusta da punto di vista liturgico!).
4. A servizio della liturgia
Un altro punto capitale è che quest’arte viene esercitata a favore della liturgia. Non si compongono i bouquets in obbedienza a certe rubriche o usanze locali, né per rendere più belle e solenni le cerimonie.
I fiori nella chiesa non sono solo decorazione ma preghiera. In effetti, come abbiamo appena detto, colui che crea un bouquet liturgico si pone a servizio dell’incontro di Dio con l’uomo, permettendo alla liturgia di svolgere pienamente la sua vera missione di esperienza spirituale profonda, favorendo altresì la realizzazione e l’incarnazione dell’alleanza nella storia di ciascuno. In questo senso, è parte pregnante della storia santa della salvezza «qui e ora».
I fiori, passando attraverso la nostra preghiera e presentati nella celebrazione liturgica, sono adorazione, lode, offerta e ringraziamento. Come il cero, che arde e continua la nostra preghiera anche quando siamo fisicamente altrove, il bouquet liturgico prolunga la nostra preghiera ed è «memoria» di un momento di salvezza.
L’arte floreale è alla portata di tutti, specialmente di coloro che amano i fiori. Resta inteso che il fiore non prega ma fa pregare, portando a compimento così la sua missione e il suo canto di lode al Creatore.
Paolo VI, sensibile alla bellezza, scriveva agli artisti: «Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza... La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini... unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani...» (Messaggio del concilio Vaticano II agli artisti, 8 dicembre 1965).
Il mazzo di fiori a servizio della liturgia contribuisce alla bellezza delle celebrazioni e ci trascina nella comunione con il Dio d’amore che è «la bellezza di ogni bellezza» (sant’Agostino).
Voi avete la missione di esprimere la bellezza, la gioia, il rendimento di grazie: la domenica non è altro che la celebrazione settimanale del mistero pasquale, giorno dell’assemblea liturgica in cui si proclama la parola di Dio, si celebra l’Eucaristia, giorno festivo per eccellenza. I fiori possono trovarvi un posto privilegiato e introdurci nel concerto per una armonia perfetta.
I fiori hanno spesso un proprio posto nelle celebrazioni che segnano la vita del cristiano e nel corso delle quali la comunità si riunisce nella fraternità. Essi possono segnare cammini di fede differenti, a seconda che si tratti di un battesimo, di un matrimonio o di un funerale, ma sono sempre segno di speranza.
Una composizione di fiori a servizio della liturgia non cerca di trasmettere un messaggio; invita a un’esperienza spirituale: quella dei cristiani che accettano di partire da una realtà visibile per raggiungere una realtà invisibile. San Paolo lo dice chiaramente ai Romani: «Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute» (Rm 1, 20).
In questo mondo spirituale nel quale entriamo, dobbiamo stare attenti a non trasformare i nostri mazzi di fiori in allegorie, in rappresentazioni: la loro materializzazione farebbe da schermo alla preghiera, che deve essere relazione con il Tutto-Altro.
La creatività è la capacità di andare oltre, di superarsi, messa da Dio nel cuore dell’uomo; è mezzo per proporsi senza imporsi e comunicazione al di là delle parole.
5. Principi dell’arte floreale
Esistono numerose scuole di arte floreale con le proprie regole; senza privilegiarne una in particolare si proporranno alcuni principi essenziali e comuni a tutte.
5.1.Principio della meraviglia
È lo sguardo di chi è innamorato di questa stupenda, profonda, misteriosa creazione. Ancor di più, è lo sguardo di chi ama l’Artista che ha creato i fiori, le foglie, gli arbusti, le rocce e che le dona gratuitamente all’uomo, perché parlino con la loro bellezza dell’amore di Dio. Non a tutti però è dato da vedere, come non a tutti è dato da intendere: solo occhi semplici, limpidi e umili, allenati a «perdere tempo» nella preghiera, nella contemplazione, nell’ascolto e nella carità possono scorgere nello slancio di un albero, nel pendio delicato delle colline, nell’infinita bellezza di un minuscolo germoglio un riflesso della bellezza di Dio.
5.2.Principio della scelta
Di fronte all’esuberanza di foglie, arbusti, rami, fiori, rocce..., che la natura ci offre, si tratta di scegliere. Non si può prendere tutto, devastare un giardino, infiorare tutti gli angoli della chiesa trasformandola in una specie di serra. Troppi fiori uccidono i fiori! L’effetto cercato attraverso i fiori può essere negato dall’invasione di bouquet. Non è facile scegliere, ma è indispensabile, perché solo così può venire alla luce una certa bellezza che, diversamente, si perderebbe nella moltitudine. Questo principio della scelta però non è in vista di un qualche piacere estetico finalizzato a se stesso, ma è sempre per un servizio, per aiutare le persone a incontrarsi con il Dio ineffabile e invisibile che salva. Quindi: più la scelta è rigorosa più suscita attenzione e meraviglia dilatando il cuore alla preghiera. In questo modo, una composizione floreale o fruttifera a servizio della liturgia è un simbolo molto importante che non cerca tanto di trasmettere un messaggio, quanto piuttosto di invitare a un’esperienza spirituale: partire da una realtà visibile per raggiungere una realtà invisibile. Il bouquet liturgico non deve mai attrarre a sé, non è lì per essere contemplato ma per aiutare a contemplare ciò che esso onora.
5.3.Principio dell’armonia
Fu domandato a Mozart bambino: «Come fai a comporre?». Rispose: «Cerco due note che si amino». Questo vale per ogni espressione artistica, compresa l’arte floreale. L’artista fioraio contempla un fiore, se ne meraviglia, ma per armonizzarlo con un altro fiore. E così è trasportato di meraviglia in meraviglia, di armonia in armonia davanti a una creazione che ha già in sé il bouquet da realizzare. Lui non «fa altro» che «raccogliere» la creazione, darle una nuova armonia, quasi ricreandola, per volerla offrire al Dio vivente ancora più bella, ancora più armonica, ancora più preziosa. Il principio dell’armonia riguarda soprattutto:
a) L’armonia tra gli elementi naturali scelti per la composizione: i fiori devono «dialogare»: raggruppati, danno dei tocchi, delle linee che devono essere ben distribuite per dare equilibrio; il vuoto valorizza in pienezza gli elementi; il punto focale potrà essere un grosso fiore, o un raggruppamento di più piccoli, o un fogliame eccezionale; il rilievo in avanti o indietro sarà dato dall’insieme delle altezze diverse; il profilo né troppo verso il dietro, né troppo in avanti, né completamente nullo, perché il bouquet deve essere bello da ogni parte! Soprattutto, nell’armonia degli elementi scelti, si abbia di mira la semplicità: il solo grande principio che regge l’ornamento delle chiese è una nobile semplicità.
b) L’armonia tra contenuto e contenitore: un’attenta creazione floreale tiene conto anche del contenitore (vaso, coppa, cesto), che simboleggia la terra fertile che produce fiori, frutta, erba, e la mano che unisce, armonizza e offre.
c) L’armonia tra questa composizione e lo spazio da ornare di fiori: ancora prima di cercare gli elementi per la composizione floreale, è indispensabile conoscere lo spazio a disposizione, lo stile, la posizione, la luce. Per questo è preferibile realizzare il bouquet dove dovrà rimanere, per meglio armonizzarsi con gli spazi liturgici come l’ambone, l’altare, il battistero... Non esiste un mazzo di fiori che vada bene per tutte le chiese. Occorre cercare quei colori, quei profumi, quelle forme che si armonizzino con uno stile romanico, gotico, cistercense, barocco oppure moderno; con la luminosità, o con le vetrate colorate di una grande basilica, oppure con la penombra di una cripta; con una cappella di montagna, o con un oratorio di una grande città, oppure con una chiesa di quartiere...
e) L’armonia tra la composizione e ... se stesso:
L'arte floreale è da vivere. Questa bellezza che l’artista fioraio compone e il fedele ammira, dovrebbe riconciliare e trasfigurare entrambi. Nessuna fretta, ma calma, silenzio, pace, tranquillità, e ancora silenzio, tanto silenzio per contemplare in un bouquet l’infinità del creato e... restare meravigliati, lasciando che l’armonia della natura entri anche nella nostra vita dandole nuova luce, colore, forma, immagine...
6. Conclusione
Poiché chi celebra non è un angelo, ma un uomo in carne e ossa, che vive non solo di pensieri e di idee, ma anche di emozioni, ha il diritto di essere aiutato a svolgere questa azione sacerdotale in tutte le sue dimensioni, non esclusa la vista e l’odorato. È qui che s’inserisce l’umile servizio del bouquet liturgico che, se convenientemente e diligentemente disposto, può aiutare l’assemblea a entrare nel mistero della creazione e rendere gloria a Dio.
Quale cammino intraprendere? Ecco alcuni punti e qualche meta da raggiungere (alcuni suggerimenti del Centro francese di pastorale liturgica):
* Prioritario è il formarsi alla liturgia, cioè conoscere non soltanto lo svolgimento dei riti e il loro significato, ma approfondire la Parola creduta, celebrata, vissuta. Il lavoro di esegesi del testo biblico da annunciare andrà di pari passo con l’impegno personale di conversione e di incarnazione della Parola pregata.
* Mettersi in rapporto con il responsabile diocesano della pastorale liturgica o dell’arte sacra, per seguire un corso di formazione liturgica, che si svolga parallelamente con la formazione estetica floreale e, ancor meglio, assieme a corsi di «arte floreale a servizio della liturgia».
* Impegnarsi a non dare spiegazioni allegoriche a proposito di composizioni floreali: le migliori saranno quelle composizioni alle quali non c’è niente da aggiungere. Un noto artista, Jean Bazaine, diceva: «Quando ho un’ispirazione, creo un’opera e la lascio che venga svelata».
* Evitare di stabilire una dottrina delle forme, dei colori o delle specie vegetali basandosi sulle teorie di una persona o su una simbologia estranee alla nostra cultura.
* Distinguere accuratamente quanto ha origine e fondamento nella preghiera personale e nella meditazione, da ciò che è liturgico.
* Impegnarsi perché nella comunità che si frequenta le celebrazioni siano più vive, tracciando un cammino di fede verso la presenza divina, tendendo a scomparire davanti a «Colui che viene».